Scheda.

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  1. Gregory.
     
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    Name: Gregory Bradley - Birth: 1 Luglio 1975 - Origin: Las Vegas, Nevada


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    Sono nato in un'afosa notte esattamente a metà dell'estate, una di quelle in cui nessuno riesce a dormire e i bar sono pieni di gente che sorseggia birra ghiacciata. E qui finisce la storia, perlomeno quella di cui io sono a conoscenza. Il resto mi sono divertito ad immaginarlo, chi fossero i miei genitori, il motivo per cui avevano scelto di abbandonarmi, con chi fossi stato i primi anni di vita. Sono domande che tutt'ora ogni tanto di tornano alla mente, ma con gli anni ho imparato ad ignorarle, a questo punto sapere la verità non credo farebbe molta differenza.
    Sono cresciuto venendo trasferito da un orfanotrofio all'altro, di alcuni ho qualche vago ricordo, ma la maggior parte sono passati senza lasciare segno. Ricordo che già ai tempi non ero un bambino particolarmente socievole, non cercavo di avere contatti con gli altri, anzi se qualcuno provava ad avvicinarsi mi infastidiva. Mi sentivo perennemente fuori posto, perennemente diverso, fra le persone che mi circondavano non riuscivo a trovare nessuno simile a me, nessuno di cui sentivo il bisogno. Il mio atteggiamento atteggiamento distaccato e diffidente nei confronti delle persone peggiorò con gli anni, era come se loro trovassero qualcosa di strano e poco rassicurante in me, mi tenevano a distanza, io non mi identificavo in loro ed ero contento di non essere coinvolto.

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    L'ultimo posto in cui sono stato, quelli si che me lo ricordo, ci arrivai quando avevo dieci anni. Ero troppo grande per sperare di essere portato via da una famiglia ma ero troppo giovane per andarmene da li. Una sorta di limbo che mal tolleravo quasi quanto non tolleravo quell'ambiente. A tratti mi ribellavo ad ogni regola di quel posto, diventando anche violento, a tratti semplicemente mi rassegnavo e mi rifiutavo persino di alzarmi dal letto e di mangiare. Così passai l'ultimo periodo li dentro, rassegnato. Gli istitutori che fino a quel momento avevano preso come abitudine quella di riempirmi di botte per farmi stare calmo non presero granchè bene il mio nuovo comportamento. Le loro parole mi rieccheggiano ancora nella testa. Greg ha una personalià davvero troppo forte e contraddittoria. Prima era una ingestibile fonte di problemi, ora è diventato un solitario silenzioso, passa le sue giornate seduto a scrivere o a guardare fuori dalla finestra. Non ha nessun amico qui dentro, credo abbia difficolà a relazionarsi con le persone. Fra un paio d'anni uscirà di qui e se la caverà da solo. Quel ragazzo è una carogna, una di quelle che fanno paura alle persone normali. Si, se la caverà da solo, prima se ne andrà meglio sarà. Li presi alla lettera. Il giorno del mio sedicesimo compleanno mi alzai all'alba, misi le mie poche cose in una valigia e mi presentai prima di colazione dal direttore dell'orfanotrofio. Lei rimase fredda e indifferente di fronte a me mentre firmava le scartofie per mandarmi via. Ero arrivato in quel posto sei anni prima, quando ero ancora un bambino. Il più grande problema che quella donna avesse avuto per le mani da quando lavorava li. Mi consegnò i fogli firmati e con un tono freddo e seccato mii disse un sommesso "Buona fortuna Bradley" salvo poi per uscirsene sbattendo la porta.

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    Uscito dall'orfanotrofio avrei voluto studiare, avrei voluto viaggiare, togliermi tutte le soddisfazioni e le voglie che avevo dovuto reprimere negli ultimi anni. Ma i sogni non sono nulla se arrivano gli impedimenti reali a reprimerli: non avevo un soldo in tasca. Cominciò così uno dei periodi più difficili e più squallidi della mia vita. Fui costretto a mettermi a lavorare fin da subito, feci ogni sorta di mestiere pur di guadagnare i soldi per mantenermi. Arrivai persino a spogliarmi per soldi in certi squallidi locali, ai tempi non mi rendevo conto di cosa significasse davvero per me. Avevo un corpo gradevole e pensavo che quello fosse comunque meglio che un lavoro di fatica. Riuscii a comprarmi un monolocale in periferia, più che una casa era un sottotetto arredato, ma il senso di autonomia e libertà che quel posto mi dava era impagabile. Molto spesso dopo le mie "esibizioni" in quel sottotetto ci finivo con qualche ragazza che inevitabilmente mi portavo a letto. Dicevo sempre loro di non volere soldi per quell'extra, ma ero sempre compiaciuto se quando se ne andavano quelle graziose ragazze mi lasciavano una mancia. Mi vengono i bividi a ripensarci, ma come comprensibile quella ritrovata libertà mi faceva sentire finalmente padrone della mia vita. Ma ero ben lontano dall'essere felice. Sentivo che tutto lo squallore in cui ero abitato a vivere nell'orfanotrofio mi aveva seguito anche fuori, nella mia nuova vita. Frequentavo compagnie discutibili, bevevo molto, fumavo l'idicibile. Qualsiasi cosa mi allontanasse dalla voraggine che avevo dentro mi appagava, salvo poi per rigettarmi nel più totale sconforto. Avevo tanti amici ma mi sentivo solo. Ero libero, avevo tutto ciò che aveva bramato per anni ma non mi sentivo ne appagato ne tantomeno felice. A diciotto anni però la mia vita venne sconvolta di nuovo. Mi fu diagnosticato un cancro.

    Edited by Gregory. - 23/4/2014, 19:53
     
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